La differenza tra essere tifoso e essere giornalista.

Spesso, nell’ambito dell’informazione sportiva e calcistica si confonde la passione, il trasporto verso la propria squadra del cuore, con quello che, invece, è l’obiettivita’ mediatica di scrivere, tenendo conto dell’opinabilita’ di una materia che, più di ogni altra, si fatica a rendere equilibrata nei giudizi. Due mondi che, secondo noi, dovrebbero essere ben distinti anche per la credibilità di chi scrive nei confronti del lettore o di chi ti ascolta quando appari nelle vesti di opinionista. Crediamo che alla base di tutto debba sempre esserci il principio basilare della deontologia professionale che non può sfociare nell’essere di parte e scrivere in modo unilaterale e soggettivo ogni tema trattato, ragione di più se si scrive di calcio. Tu perché sei della Juve, del Toro, del Milan, dell’Inter, della Roma, della Lazio, della Sampdoria, del Genoa, del Napoli, dell’Avellino o di qualsiasi altra squadra d’Italia, pensiamo che ci debba essere sempre un distinguo tra tifoso e giornalista. Sforzarsi a scrivere con obiettività, lasciando da parte ogni colore di maglia che ciascuno di noi amanti del calcio abbiamo sulla pelle, sia un atto dovuto. Sappiamo che non è per tutti così, tuttavia, restiamo dell’idea che lo stravedere da tifoso e l’imparzialità di scrivere da giornalista, debba essere scisso per il rispetto di chi ci legge. Considerazioni che trovano il tempo che trovano, lo sappiamo, tuttavia, è bene ricordarci, almeno ogni tanto, che scrivere resta pur sempre un momento fondamentale dell’informazione che non può e non deve essere mai di parte. Così nel calcio e così come in ogni altro tema sociale e politico da trattare, da approfondire nella notizia. La nostra, naturalmente, è una semplice riflessione su ciò che dovrebbe essere, ma non è.
Salvino Cavallaro

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